sabato 8 novembre 2008

Cosa sono gli anni di Antonella Anedda


Antonella Anedda, Cosa sono gli anni. Roma, Fazi editore, 1997

di Jacqueline Spaccini

Toglie il fiato.
Questo è un libro di gratitudini e rapine. D'immense gratitudini e di piccole rapine. Eppure di ciò che ho letto e perfino tradotto non conservo quasi nulla: un po' di bucce, qualche biglietto. La rapina dunque non è riuscita. Resta la gratitudine.
Riprendendo le parole di Antonella Anedda, la mia sarà una recensione di gratitudine e di nessuna rapina.
Intorno a quelle che l'autrice definisce le sue prose si raccolgono - a grappolo - i pensieri intimi, le inquietudini metafisiche, l'analisi linguistica e quella estetica della giornalista, scrittrice, poeta e traduttrice Anedda.

Antonella Anedda

Il mosaico di temi è tenuto insieme dalla sua profondità d'animo e dalla maestria del suo scrivere. Che dire? Ogni pagina andrebbe sottolineata; dovremmo apporre una glossa ad ogni paragrafo... e poi, in compagnia della presenza costante di una metafora vergine - di cui la Anedda fa un uso sublime e del tutto nuovo -, in questo sangue che circola nel corpo letterario della scrittrice (il cui DNA presenta geni intaccati dal dolore), ritroviamo altre donne (Marina Cvetajeva e Marianne Moore), altri personaggi (Andrej Bolkonskij, Pierre Bezuchov, padre Sergio e Jurij Zivago) e, con essi la voglia di andare a rileggersi pagine che abbiamo forse solo sfiorato, durante la nostra giovane età...
Ma è il soffocante e ossessivo intervento della morte sulla vita, del mistico sull'agnostico a donare un'andatura straziante alla scrittura della Anedda: Non sarei entrata nel regno dei cieli. Avrei ruotato a lungo ciecamente fra le cose del mondo. Finché la miseria che mi spingeva come un evento che non si fosse placata.
A consolazione, in extremis, è infine risucchata - la Morte - dalla prorompente vitalità dell'Amore, sia esso per un figlio che s'addormenta al suono delle parole per le pagine toccanti di Tarkovskij o più semplicemente per il pertinace amore per la vita.
Chiudendo le pagine di questo libro, sentiremo forte il desiderio di essere più profondi, di essere migliori.

Jacqueline Spaccini
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Pubblicato dal settimanale Avvenimenti (Roma), 1/10/1997

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