lunedì 8 dicembre 2008

Stefano Benni e Lucio, professore pensionato di latino

Lezione dell'11.12.2008 destinata agli studenti non specialisti di italiano (L3), option Littérature.
E a chi ha voglia di leggere...



Questa settimana abbiamo un brano di Stefano Benni da analizzare, che nella vostra antologia porta il titolo: Lucio, vecchio (tratto da Comici spaventati guerrieri, 1986) .
Il brano è consultabile anche via internet, qui (da p. 12 a p. 16, pour la version intégrale del brano antologizzato).

Intanto, memorizziamo il titolo, composto da tre parole che in genere non si trovano assieme e danno un effetto di discordante significato, o per meglio dire, forniscono significati plurimi.

Il titolo, dicevo, è estrapolato da un monologo di un personaggio importante del libro: Lee.
Chi è Lee? E gli altri personaggi? Dove è ambientato il romanzo? E soprattutto di che cosa parla? Che mondo ci racconta?
Procediamo con ordine, ché di che cosa parla lo vedremo nell'analisi del brano (sempre dal particolare al generale, metodo induttivo, critica testuale).

Abbiamo detto del monologo. Eccone uno [a] stralcio (che non avete nella vostra antologia), seguito dalla [b] lettura che lo stesso Benni ne fa (video youtube).

[a] stralcio (= extrait)

[...] tu che mi hai visto felice, tu che sei coraggiosa tu che a volte mi hai lasciato solo come un cane tu che adesso per favore scendi non guardarmi ti dico, questo è un sentiero per comici spaventati guerrieri e io non voglio né vincere né perdere, solo che tu mi ricordi... e dopo che mi anneghino nello zero di quelle medicine e mi chiamino come vogliono e tornino a raccontare le loro storie, non sono vere, manca metà, tu lo capisci cara, almeno tu e allora scendi da questa macchina, per favore.
“Vengo con te” disse Lucia.
[b] pezzo del monologo letto da Stefano Benni:

È Lee che parla, uno dei personaggi, Lee che è scappato dal manicomio e incontra la sua ragazza, Lucia, che non vede da anni (appunto perché è andato in manicomio) e parla del sentiero per comici guerrieri spaventati...
Dov'è ambientato il romanzo? In Italia, certo.

In quale regione e città?

In Emilia, a Bologna (che ne è il capoluogo), ma non viene detto mai nel romanzo.

1. Perché Bologna? 2. Da che cosa lo capiamo? 3. Perché non viene esplicitamente citata la città?

Innanzitutto è la città in cui Benni è nato 61 anni fa (nel 1947) e si sa che gli autori cittadini si alimentano della linfa vitale che scorre nei luoghi in cui sono nati e cresciuti; Bologna è una città di provincia, ma non è una città provinciale. Che cosa voglio dire? Nell'immaginario collettivo - e non solo dans l'imaginaire collectif - Bologna è una città ricca di fermenti, città di giovani, città di dicotomie forti (notate che sulla figura retorica dell'ossimoro è costruito tutto il romanzo) , città reale e città di sogno, città brutale e città gentile. Insomma, una città ideale in cui far vivere una storia apparentemente strampalata (= farfelue) come quella di Benni.

Da che cosa lo capiamo? Da una maglietta, cioè da un ragazzino di undici anni (non c'è nel vostro brano), Lupetto, che quando va a giocare a calcio indossa la maglietta rossoblù (colori della città di Bologna. Per la verità, anche del football di Genova, Cagliari, Taranto e così via). E poi c'è l'onnipresenza delle biciclette (caratteristica più regionale che urbana dell'Italia padana).
Per il momento, non rispondo alla terza domanda.

Vi propongo adesso un video youtube: poco più di un minuto del film Musica per vecchi animali (1989), tratto proprio da questo romanzo.
Benni ne è anche il regista. Protagonista nel ruolo del vecchio Lucio Lucertola, il professore, Dario Fo (comico e premio Nobel per la letteratura 1997) insieme con Paolo Rossi, nel ruolo di Lee, l'enfant terrible della comicità intelligente (= satirica) italiana. Un ruolo (il guardiano del Museo) in questo film [clicca qui per vedere la sua interpretazione sulla antica civiltà della caffettiera] lo ha anche il famosissimo cantautore Francesco Guccini (una sorta di Renaud italiano, più vecchio e molto più impegnato politicamente)...




E veniamo finalmente al brano da analizzare.

Incipit: il protagonista, Lucio Lucertola, lo vediamo nel terrazzo del suo condomìnio (= immeuble); presumiamo sia uno di quelli a nove e più piani (sospeso trenta metri sulla crosta terrestre in un terrazzo aggrappato alla parete nord del Monte Tre nella catena dei periferici, in cui seimila appartamenti)... in quelle sorte di Muraille de Chine che esistono dappertutto, in Francia come in Italia.

Lucio Lucertola vive in una zona di certo inquinatissima, se capite bene il messaggio tra l'ironico e il sarcastico contenuto nel nome del suo quartiere, "Fagiolo" (deve il suo nome al fiume Fagiolo, così chiamato per la purezza).

fagiolo (= haricot)
Il quadro successivo che Benni descrive (Questo fiume... via da lì), ci fa comprendere che
a) non solo un tono ironico pervade il testo,
b) non solo un intento moralizzatore si fa evidente in controluce, ma anche che
c) un'atmosfera sospesa tra realtà e sogno fa[rà] da fondale (= toile de fond) alle storie raccontate (i personaggi hanno quasi tutti nomi e/o cognomi di animali).

Poiché c'è inquinamento atmosferico (= pollution), sul suo terrazzo, Lucio Lucertola [vi dico subito che ha 70 anni e che è un professore di latino in pensione (= retraité), ricordatevi di Dario Fo nel video youtube ci-dessus] ... Lucio Lucertola - dicevo - ha una pianta di basilico [che] è giallo e il canarino [che] è verde, le monde à l'envers, insomma.
Insieme coi gerani, altri fiori abbelliscono i terrazzi di questi megacondomìni: conoscete quei fiori dai nomi esotici Magliadilana e Mutande?

Ora apprendiamo che Lucio vive all'undicesimo piano e che davanti e attorno a sé, vivono altri pensionati; ci sono altri Luci come lui, che si muovono, ognuno nel proprio appartamento in pigiama, di quei pigiami a righe che fanno pensare ai "galeotti" (= détenus) e che danno una nota di tristezza e di grigiore al personaggio.

[Qui il brano della vostra antologia opera un taglio e riprende laddove qualcuno parla a Lucio, dicendogli]
Non puoi continuare così
, dice Caruso (che ha il nome di un noto tenore, ma è il canarino verde) a Lucio che parla da solo e che guardando gli oggetti ne vede altri, quella della memoria, persone e animali che non ci sono più.
E anche lui - Lucio- si considera un po' come un animale, preistorico, di una specie che sarà ben presto estinta (a volte mi sento anch'io come un insetto, dentro una bacheca di vetro e sotto il cartellino: Lucio, vecchio).

insetti dentro una bacheca


Insomma, la vita di Lucio Lucertola così come i suoi dialoghi (reali, allucinati, surreali, sognati?) col canarino Caruso che possiede argomentazioni taglienti (come quando Lucio dice che vorrebbe tornare il giovane prof che fu, al che Caruso replica che lui, no, non vorrebbe tornare indietro, giacché un uovo è più stretto di una gabbia), la vita di questo pensionato oscilla continuamente, come un pendolo, spostandosi dal comico al tragico. Tragicomico, insomma.

Ed è lo stesso Benni a spiegare che comico e tragico sono per lui (e non solo per lui) due facce della stessa medaglia (eh, Pirandello lo diceva molto tempo prima di lui) . Vogliamo ascoltarlo?



Non ci sono opposizioni tra comico e tragico, le due tonalità sono complementari nella scrittura di Benni. Il contrario del comico non è il tragico - dice lo scrittore -, è l'indifferente, colui che non sa cogliere l'umorismo, né sa partecipare al dolore altrui.
Benni fa poi riferimento a Totò, un comico che ama e che per lui resta un mistero, inesplicabile, indefinibile.

La scrittura comica è difficile, dice Benni. La scrittura orchestrale, la sta ancora imparando, perché gli "strumenti" sono tanti (un esempio in questo senso, lo dico io - non lo dice Benni -, è lo script, tutto il film de La vita è bella di Roberto Benigni).

Benni vuole ridare dignità alla scrittura comica - spesso confinata a carne da macello per le barzellette, per il cabaret, per certi film di commedia all'italiana e nel romanzo doveva entrare di straforo - e cita Gadda, come esempio di narrativa comica di straforo (= subrepticement, à la dérobée). Tutta la sua narrativa va in questa direzione.


Nota dissonante. Ha scritto il critico Carlo Schiavo (clicca qui) che la narrativa di Benni conosce una parabola discendente dall'inizio degli anni Novanta, vale a dire da La compagnia dei Celestini (1).
Se così è, la cosa non vale in Francia, ove Benni è - per i cultori, certo - un astro che brilla nel firmamento della letteratura impegnata italiana (qui l'intervista di Focus - L'Italie en France, giornale italiano scritto a Parigi. Da notare che Lupus [o il Lupo] è il soprannome di Benni).

Aggiunge il critico che in questo libro "il sogno acquista un potere cognitivo che sarebbe altrimenti negato alla realtà e nella realtà: Lucertola viene a capo dell'inghippo(*) [= embrouille] sognandone la risoluzione; mentre un altro personaggio, Lee, vive perennemente sospeso tra lo stato onirico e quello reale, i quali fluiscono di continuo l'uno nell'altro, e in lui divengono anzi delle vere e proprie categorie ontologiche" (2).

È vero, e talvolta dà fastidio, ma è anche vero che paradossalmente Benni è quantomai realista, descrivendo - per quel che è di Lucio Lucertola - una condizione propria della vecchiaia.

Senza contare che a me personalmente Lucio rimanda, coi suoi monologhi-dialoghi, a un personaggio di Tabucchi che amo molto: quel Pereira che al cinema abbiamo identificato con la densa corporeità e la pastosa lingua familiare di un Marcello Mastroianni, la cui assenza si fa sempre più presente (1995).

Ma questa è davvero tutta un'altra storia.
[Jacqueline Spaccini]

_________
(1) "Basterebbe forse pensare a La Compagnia dei Celestini (Milano, Feltrinelli, 1992). Uscito tre anni dopo il film, attinge, di nuovo, alle medesime istanze di Comici spaventati guerrieri: divisione manichea Buoni/Cattivi, importanza dei sogni, convivenza di iperrealismo e surrealtà. Ma il legame più stretto e maggiormente palesato con l'attualità rende il romanzo insistentemente pedagogico, ed edificante e prevedibile la sua morale" (Carlo Schiavo, Identità italiana e identità regionale tra letteratura e cinema. 2001, Sito internet del'università di Bologna, Boll900).

* In realtà è ben più che un inghippo: Lucio riuscirà a scoprire - grazie a un sogno che fa - l'identità dell'assassino di Leone, un giovane calciatore innamorato e amato da tutti (nonché ex allievo di Lucio), trovato morto e ucciso da un colpo di fucile nel cortile del condomìnio. Lucio scoprirà chi è l'assassino in sogno. Io non sono mica riuscita a capire chi è stato. Ho l'impressione che Benni faccia come Edgar Allan Poe ne La lettera rubata e Sciascia in Todo modo...

(2) Ibidem.

2 commenti:

marina ha detto...

posso commentare qui? o è solo per i tuoi studenti?
nel dubbio scriverò solo una frase: sei una grande insegnante.
marina

Jacqueline Spaccini (Artemide Diana) ha detto...

Si può scrivere ovunque, Marina, e ti ringrazio immensamente per le tue parole. Dette da te, poi.

Jacqueline