venerdì 20 febbraio 2009

Il Caffè Europa di Slavenka Drakulić

Correva l'anno 1997...

L'Est visto da dentro



Slavenka Drakulić. Caffè Europa. Milano, Il Saggiatore, 1997, pp. 185. Traduzione di Emanuela Brock.

Dopo la prova de Il gusto di un uomo, l'ultimo suo romanzo, Slavenka Drakulić torna a una prosa più ibrida, dove il saggio è anche esperienza intima e personale, non priva di attenzioni letterarie.
Torna soprattutto ai temi della ex-Jugoslavia, a spiegare - e a spiegarsi - le ragioni e le contraddizioni che convivono, per motivi storici e non, su quei territori.
E spesso si definisce, lei per prima, "jugoslava" (a questo proposito, è interessante la differenza che lei fa tra identità e nazionalità). Forse è per questo motivo che la Drakulić è più o meno esplicitamente invisa a quella larga parte dell'intelligentsja conservatrice del suo Paese, la Croazia.
Eppure la scrittrice ha parole dure per il comunismo (o socialismo, chiamatelo come volete, ci si intende) di Tito, o meglio, per i guasti che una certa mentalità comunista ha prodotto tra la sua gente. Non risparmia neppure (anzi!) l'attuale governo al potere (all'epoca, l'HDZ, n.d.r.) e , nel capitolo riservato a Tudjman - Un incontro indimenticabile - tira bordate da seppellire un elefante.

Mi meraviglierei se dopo questo libro, Slavenka Drakulić non avesse problemi alla frontiera croata.
In modo molto personale ma cerdo profondamente autentico, partendo dalle insegne dei Caffè o dagli atteggiamenti della sua gente ai posti di frontiera, l'autrice indica perché i cosiddetti ex-Paesi dell'Est anelano a un'Europa Unita cui non appartengono e non apparterranno fintantoché continueranno a sognare di far parte di una Europa che non esiste se non nel loro immaginario (per intenderci: un'Europa che accoglie tutto e non chiede niente in cambio).

Nell'esame di coscienza che coinvolge principalmente la storia di Zagabria ma che non trascura Sofia, Bucarest, Praga, Mosca e Budapest, dando conto dei contrasti esistenti tra l'Istria e il resto della Croazia - lei vi ravvisa possibili motivi di conflitto futuri (personalmente sono più preoccupata per la questione del Cossovo e le istanze autonomistiche del Montenegro) -, la Drakulić mette a nudo le parti più miserevoli della coscienza di un popolo.

E in ogni famiglia, si sa, è proibito lavare i panni sporchi in pubblico.
Nei Paesi cosiddetti evoluti, si dirà che è poco fine.

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pubblicato da Avvenimenti il 10.12.1997

Dolac - il mercato di Zagabria (la foto è mia)

Nota. Undici anni abbondanti dopo: la scrittrice continua a vivere in Svezia, è sempre più impegnata civilmente (clicca qui). Io qualcosa l'avevo azzeccata e qualcosa no (Cossovo sì, Montenegro no).


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