lunedì 22 giugno 2009

Boris Vian: la parola nel cuore

... à l'occasion du 50ème anniversaire de la mort de l'artiste

Boris Vian, la parola nel cuore

di
Jacqueline Spaccini






Boris Vian Non vorrei crepare (Je voudrais pas crever). Roma, Newton Compton, 1993, 89 pp. Traduzione di Gian Antonio Cibotto.

Je veux une vie en forme d'arête
Sur une assiette bleue
Je veux une vie en forme de chose
Au fond d'un machin tout seul

Voglio una vita a forma di spina
su un piatto azzurro
voglio una vita a forma di cosa
sul fondo di un coso solitario.



Insofferenza, sovente malcelata invidia, suscita chi troppo sa; figuriamoci chi troppo sa fare.
Così Boris Vian: romanziere, poeta, trombettista jazz, sceneggiatore, attore e autore di teatro. Traduttore (di chi, lo vedremo poi).
Bello (e grande amatore), Vian fa l'ingegnere per quasi tutta la sua breve vita (muore d'infarto a 39 anni, nel 1959).



Traduce in francese uno sconosciuto romanziere americano, Vernon Sullivan, che gli dà subito una grande popolarità. Si apprenderà in seguito che Sullivan altri non è che Vian stesso, autore in quindici giorni di J'irai cracher sur vos tombes, un best-seller french-yankee. Perché lui era così.

In italiano, viene tradotto nella seconda metà degli anni Sessanta (non tutto) e nel 1993, Newton Compton proporrà questa raccolta di poesie, tradotto da Gianni Antonio Cibotto (Rovigo, 1925).

Je mourrai d'une jambe arrachée
Par un rat géant jailli d'un trou géant

Morirò per una gamba amputata
da un topo gigante sbucato da una fogna gigante



Lingua scevra di orpelli la sua, forte di sapore, stordente di allitterazioni e di analogie insensate: colpisce le orecchie ancor prima della mente, ma alla fine - a sorpresa - è il cuore a esser conquistato.

J'aimerais
devenir un grand poète
[...]
[Mais] je songe trop à vivre
et je pense trop aux gens
pour être toujours content
de n'écrire que du vent,

Mi piacerebbe
diventare un grande poeta
ma penso troppo a vivere
penso troppo alla gente
per esser sempre contento
di non scrivere che vento.




E a dispetto di quanto afferma, il suo modo di pensare alla vita e a chi la popola, di consumare come il replicante di Blade Runner la sua candela da tutte e due le estremità, di consegnare la sua Weltanschauung alla lingua poetica che ne è il veicolo, vento non era e in esso non si disperse.

Probabilmente, maldestramente, in questa parte di mondo si è posato.
[Jacqueline Spaccini ]



Pubblicato da Avvenimenti il 31.05.2005


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