lunedì 22 agosto 2011

L'ordine del disordine in un quadro: quegli oggetti sparsi sul pavimento

William Mulready Scegliendo l'abito da sposa (1845)
Quando mi trovo davanti a dei quadri, in genere è per motivi di studio. E mentre cerco di analizzare il soggetto del dipinto, inferendone il messaggio, annotando i particolari stilistici, ecco che, di fronte a certi elementi che a rigore non rientrano nella mia ricerca... rimango incantata, non so perché.

Gerolamo Induno, La lettera dal campo (1859)
Uno degli elementi che mi fa dimenticare il reale motivo del mio interessamento al quadro è la presenza di oggetti disseminati a terra.  La prima volta mi è capitato con un quadro fiammingo (il penultimo che ho qui postato). 
Sì, perché se c'è una cosa che salta agli occhi guardando i dipinti fiamminghi è il loro estremo rigore, il loro ordine asciutto quasi metafisico (penso a certi interni di de Hooch). Sicché incontrarne di simili, da un lato mi lascia perplessa. E dall'altro mi mette allegria.
Jah H. Steen La gioviale famiglia (1668)


C'è da chiedersi che razza di garzoni di bottega, di massaie o di governanti ci fossero all'epoca: non vi pare esagerato gettare a terra cucchiai, padellami vari, forbici o rudimentali ferri da stiro, lasciare un cavolo su uno sgabello?

Quiringh Gerrtsz van Brekelenkam, La sartoria (1661)
E non è questione di classe sociale qui: nella bottega del sarto è tutto ben curato (pavimento escluso): le clienti e persino il sarto, tutto in ordine; i borghesi di campagna del quadro di Induno non sono poveracci. Eppure.

Nelle case dei poveri non v'è disordine, neppure nei quadri dei fratelli Le Nain (a parte un mestolo): ovunque compostezza.
(Antoine ou Louis) Le Nain, Famiglia di contadini (1642?).
Povertà esige rigore e rigore esige ordine. Al massimo, disordine può arrecarlo la presenza di animali domestici: gatti, galline (già!), cani (incredibile come cambino le razze dei cani nei secoli).

A me resta il divertimento di perdermi in pensieri oziosi e piacevoli. Credere per un attimo che anche l'inconsueto abbia un suo sottile senso che non riuscirò a scoprire.

E che mi fa compagnia, come quel quadro di van Brekelenkam che vidi ad Amsterdam ormai 2 anni fa. 

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